IL MESSAGGERO - sabato 6 giugno 1998
Quell'attrazione sessuale per le piante. Irresistibile.
di Renato Minore
LA VICENDA centrale - il nodo intorno a cui tutto si aggroviglia e si sgroviglia nel romanzo di Stefano Marcelli - è un singolare rapporto di coppia, di terapeuta e paziente, di maestro e allievo. La coppia è composta da uno scienziato centenario, Abramo, che, senza Viagra, si mantiene ancora sessualmente assai arzillo, e da un suo giovane ex assistito, Giacomo, ora assunto ai fasti politici, ma un tempo afflitto da una singolare patologia: la fitofilia, l'attrazione irresistibile (e sessuale) per le piante. Un caso raro, unico, che merita attenzione e cure sistematiche: così sulle tracce della memoria di una malattia così improbabile, si sciorina la scena romanzesca in cui Abramo, allievo di Edoardo Weiss, vive un suo partocolarissimo rapporto con la conoscenza religiosa.
Eccentrico raccontatore di storie, storie anche minime che si perdono nel gran fuoco della storia centrale: Stefano Marcelli è forse l'esordio più ghiotto dell'annata letteraria e averlo nello Strega renderebbe più ricco il coller della cinquina. Il suo talento è nel saper omogeneizzare un universo di buffi o di diversi, ognuno segnato da una mania devastante, come la madre ninfomane di Giacomo. Marcelli tritura tutto, dal pansessualismo che perfeziona la vena panica e naturalistica, allo psichismo come chiave di interpretazione della persona, all'ebraismo singolarmente affiorato nel personaggio minore di Nerone, addetto alle cremazioni nel cimitero di Venezia. Il suo rigore è nell'eccesso, nella proliferazione che talora può anche essere troppo esplicativa o didattica, contagiosa e deformata. Ma in questo caso, il troppo non è leopardianamente "parente del nulla". Rispetto a nature più parsimoniose e intimistiche o centrate sull'effetto cannibalico o post-pulp, Marcelli ha una pista sicura e ossessiva. Ha un orecchio molto registrato che gli cura il ritmo saltante del racconto e gli evita la dispersione e la pura erranza musicale. E' però scrittore che, con facilità, può attorcigliarsi nella maniera di sé. L'augurio è che non perda la sua qualità già a sufficienza evidente. O non la baratti, o non la riduca in formula se avrà (come è probabile) un po' di successo.